Laura Bolasco
Vive a Rome
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Paesi visitati
Ho una borsetta in rafia che profuma ancora del mercatino di Bali in cui l’ho acquistata. L'estate indosso solo espadrillas che compro sempre nella stessa alpargateria antica di Madrid. La mia giacca di pelle preferita l’ho scovata in un negozietto vintage dalle parti di Lincoln Park a Chicago.
Non è facile da spiegare, la malattia del viaggiatore. È simile a ciò che si prova quando si è in volo, al decollo, quando si è costretti a mollare le redini del controllo e si deve lasciar andare, ci si deve abbandonare. Al fato, alla portanza che sostiene l’aereo in aria, alla volontà di un Dio, alla paura, alla magia, alla consistenza delle nuvole, alle turbolenze e alla vita stessa. Ci si ritrova in una dimensione in cui ci si sente sollevati, in tutti i sensi possibili. Dalle responsabilità, da terra, dalla fede, dalle aspettative sulla propria vita, dai problemi.
Lì, nel momento esatto in cui il torpore si mischia all’eccitamento, finalmente arriva quel senso di leggerezza, quasi forzata, che ti libera. La vita chiusa in uno zaino e tutto il resto non serve, tutto il resto non esiste. E' tutto qui. Davanti c’è l’ignoto e il non sapere non è mai stato così bello.
A volte mi viene chiesto perché ho un aereo tatuato sul braccio e io rispondo banalmente che mi piace viaggiare. Come si risponde alla domanda “Perché ami?”
Io non conosco la risposta, conosco solo l’emozione. Quel senso di torpore misto a eccitamento che non si può spiegare. E come l'amore, te lo puoi solo tatuare.